Volendo riassumere in un unico concetto la principale differenza che
caratterizza il vissuto della gravidanza dell’uomo da quello della donna
basta sottolineare il fatto che all’uomo viene fisiologicamente negata la
diretta esperienza della gestazione.
Il bambino non è fisicamente sentito come parte del sé ed è quindi
necessario passare attraverso il corpo della propria compagna per
instaurare un primo legame, rendendo così subito la relazione padre-figlio
a base triadica.
Questa differenza fondamentale fa si che i partner vivano lo stesso evento
in modi molto differenti, soprattutto da un punto di vista psicologico.
Nell’uomo può prodursi l’invidia della generatività femminile, che
si manifesta sia nei sogni di ingravidamento, sia attraverso sintomi
psicosomatici indicati con il termine couvade psicosomatica: il marito
identificandosi con la compagna ne riproduce gli stessi disturbi fisici.
Alcune ricerche sottolineano come questi disturbi appartengano a fasi
specifiche della gravidanza, ossia sono comuni all’inizio del terzo mese,
al nono e durante il parto.
Un altro elemento peculiare è la gelosia nei confronti del nascituro:
il padre può vivere il bambino come un rivale che cerca di sottrargli le
attenzioni della moglie. Questo è dovuto in parte al ripiegamento su di sé
che la donna manifesta in questo periodo, in parte alla diminuzione dei
rapporti sessuali. Va evidenziato che il rifiuto di un rapporto sessuale
da parte della donna può avere cause sia fisiche che psicologiche; in
generale non è sconsigliata l’attività sessuale in gravidanza, anche se si
suggerisce una maggiore delicatezza nel primo e ultimo trimestre. Molto
spesso è l’uomo però a sentirsi bloccato dal timore di fare male al feto;
è però un’ansia immotivata questa, in quanto il feto è ben protetto
all’interno dell’utero e non c’è possibilità di contatto diretto con esso.
Tra le principali fonti di preoccupazione maschile si può aggiungere anche
il senso di responsabilità, caratteristico del ruolo tradizionale
dell’uomo, per l’assunzione del compito di difesa della diade e per il
mantenimento economico della famiglia, che si manifesta nel fatto che
molti padri investono, durante l’attesa, molto tempo ed energie nel
lavoro.
A fronte di questo universo di emozioni che investono il futuro padre si
auspica un’attiva partecipazione dello stesso ai corsi di preparazione al
parto, sia perché impari qualcosa di quello che sta accadendo, sia per la
semplice condivisione dell’evento così da contrastare il sentimento di
esclusione tipicamente sperimentato dall’uomo in quei mesi, sia per
attutire le proprie ansie.
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