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INFERTILITA' DI COPPIA: UN PARERE PSICOLOGICO

 

Autore: Dr.ssa Moretti Sandra (Psicologa)

 

 

 

Si parla di infertilità di coppia, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), quando una coppia non riesce a procreare dopo 12-24 mesi di rapporti volutamente fecondi.

Si stima che circa l’ 8-10% delle coppie abbia problemi di infertilità, con un’incidenza causale del fenomeno uguale per gli uomini e per le donne. E’ ormai abbastanza diffusa presso la comunità scientifica la classificazione della inferilità intesa come patologia dell’uomo, della donna o della coppia.


L’infertilità si pone come “una crisi di vita” (Menning) che coinvolge, su diversi piani esistenziali, sia l’individuo che la coppia, dando luogo a vissuti di frustrazione, stress, senso di inadeguatezza e perdita. Queste difficoltà psicologiche accompagnano costantemente il fenomeno della sterilità, ma non è ancora chiaro se una specifica condizione psicologica preesistente possa indurre infertilità o se piuttosto non sia l’esperienza stessa dell’infertilità a produrre una specifica condizione psicologica.
E’ più corretto, quindi, considerare l’infertilità come una condizione che si svolge nel tempo e che ha una sua evoluzione psicologica in concomitanza con le varie fasi dell’iter diagnostico e terapeutico. Tuttavia non si esclude che la componente psico-emozionale possa incidere sulla fertilità con meccanismi diversi, attraverso il sistema neurovegetativo e neuroendocrino in particolare, creando disfunzioni acute e croniche.

Probabilmente in molti casi le componenti somatiche e psicologiche sono inseparabili e ciò induce a considerare una multifattorialità di cause nella eziopatogenesi dell’infertilità.


Al momento della comunicazione della diagnosi di infertilità si può verificare, nella coppia, una sequenza emotiva caratterizza all’inizio da sorpresa, poi da negazione, rabbia, isolamento, vergogna e colpa, quindi può presentarsi la rassegnazione. Altre volte il tentativo di ripristinare la funzione procreativa ad oltranza, con qualsiasi mezzo disponibile, prende il sopravvento al sentimento di rassegnazione.

La maggior parte delle coppie che ricevono una diagnosi di questo tipo sembra reagire rinforzando il legame affettivo che li unisce, attivandoli nella prospettiva di superare, insieme, il disagio indotto dalla presa di coscienza della loro difficoltà procreativa.
In un limitato numero di coppie, la comunicazione della diagnosi di infertilità genera una crisi.


Facciamo un passo indietro; per capire come una coppia possa vivere certi eventi è necessario prima chiarire cosa si intende con il termine coppia: è l’espressione di un’aggregazione affettiva tra due soggetti, basata su un progetto esistenziale più o meno esplicito e manifesto. Alla base della coppia possono esservi in gioco processi fondamentali come quelli della sicurezza, del riconoscimento, dei bisogni, dei desideri reciproci, dell’appoggio narcisistico di valenze fantasmatiche come ad esempio il desiderio di immortalità, che si esprime prevalentemente tramite la procreazione.
Molto spesso la progettualità fondante la coppia più o meno inconsciamente, può essere non il desiderio ma la necessità di avere un figlio, per dirlo con altre parole la coppia non si sente tale se da diade non riesce a diventare triade. La crisi che nasce dall’impossibilità di realizzare questa necessità coinvolge sia i due partner singolarmente che la dinamica della coppia, questo accade ancor di più in quelle coppie che si formano come sistema difensivo.
Questo tipo di coppia può stare insieme:

  • Come lotta alla depressione, si sceglie di avere un partner per vincere la solitudine;

  • Come lotta al coinvolgimento eccessivo, si razionalizza tutto, anche la scelta del partner e quindi il matrimonio e la gestazione;

  • Come desiderio di immortalità, si cerca di annullare un passato negativo progettando il futuro.

 

E’ in queste tre dinamiche che l’infertilità genera più facilmente la crisi, non si riesce a vivere il problema come qualcosa di risolvibile ma si innesca una situazione di stallo della coppia che si manifesta a due livelli diversi, intrapsichico e relazionale.


Sul piano intrapsichico la reazione più frequente è di tipo depressivo: l’infertilità è vissuta come un deficit personale, abbassando ulteriormente un’autostima già labile; oppure si hanno forti sensi di colpa verso il coniuge, si teme di averlo deluso e privato di qualcosa. Molto comune è anche la tendenza ad auto-colpevolizzarsi, ancor più in quelle donne che hanno avuto un aborto.

Un’altra dinamica frequente è la negazione: soprattutto nell’uomo, si esperisce un senso di impotenza intesa come incapacità sessuale, molto spesso in risposta a questi sentimenti inizia un’attività sessuale frenetica e/o promiscua, quasi a conferma delle proprie doti.
Nella dinamica relazionale le due modalità più frequenti sono quelle di colpevolizzare l’altro, spesso con argomentazioni assurde e fantasiose, oppure viverlo come insufficiente e deludente.


Facendo una distinzione di vissuti uomo/donna possiamo dire che, nell’ottica femminile manifestare difficoltà procreative, significa sentirsi deprezzate ed escluse dal mondo fertile. I sentimenti associati alla condizione di sterilità certe volte fanno sì che la donna finisca con l'isolarsi dai rapporti sociali. Quando sempre più amiche mettono al mondo un figlio, la donna sterile trova conferma della propria convinzione.

Molte delle donne sterili detestano che si facciano domande sui progetti per mettere su famiglia. Alcune mentono, affermando di aver scelto di non aver avuto figli. Altre si giustificano dicendo di non essere ancora pronte, per ragioni economiche o di lavoro. Le donne considerano come una specie di offesa vedere che altre donne riescono ad avere figli con grande facilità e spesso senza nemmeno "meritarli".

I commenti fatti dagli estranei, di solito per distrazione, possono essere molto dolorosi, perché minimizzano la gravità della situazione. A volte questo dolore si può trasformare in rabbia. Certe donne non sanno che le emozioni "fastidiose" come la rabbia, invidia, l'imbarazzo, la vergogna, i sensi di colpa, ecc., sono una componente assolutamente normale della loro condizione di sterilità, tanto quanto i problemi fisiologici.
Le donne non devono soltanto affrontare gli estranei ma anche i loro stessi sentimenti: quando una donna presenta difficoltà nel mettere al mondo dei figli, la sua autostima ne potrebbe risentire.
Il senso di colpa e un sentimento molto comune. Spesso familiari e amici rafforzano il senso di colpa dando una serie di consigli che alludono al fatto che la causa della sterilità sia dovuta ad un particolare comportamento della donna: "lavori troppo…", “forse dovresti dimagrire un pò…", "forse dovresti ingrassare un pò…", ecc.

Alcune donne possono arrivare a seguire tutti questi consigli nella speranza di riuscire a concepire. Altre possono soffrire in silenzio per convincersi poi che la sterilità sia una punizione per chissà quali peccati commessi in passato.
L'auto-commiserazione è il risultato di questo atteggiamento che le donne hanno verso se stesse: "se soltanto NON avessi usato la pillola…"; "se soltanto NON avessi abortito…"; "se soltanto NON avessi aspettato tanto prima di provarci"…..
Quando nella diagnosi medica si evidenzia il fattore maschile della sterilità, le donne scoprono che è più difficile da spiegare agli estranei e più umiliante per il compagno. Alcune donne proteggono i mariti definendo la sterilità come "…un nostro problema", in altri casi se ne assumono addirittura la completa responsabilità
Malgrado le reazioni di un uomo siano solitamente più "silenziose", possono essere molto simili a quelle della donna. Nel momento della comunicazione della diagnosi di sterilità da parte del medico, la prima sensazione può essere di shock ed incredulità. Ci possono essere uomini che si sentono come insultati quando il medico prospetta l'ipotesi che il problema sia di natura maschile. Essi possono convincersi che il dottore possa aver confuso i loro risultati con quelli di un altro; ma quando la fondatezza della comunicazione diventa evidente, nell'uomo può esplodere il rifiuto della diagnosi. Per alcuni uomini questo può significare perdere per la prima volta il controllo sulla propria esistenza e la capacità di poter scegliere, in prima persona, il proprio destino. Generalmente gli uomini tendono a non pensarci e non si concedono di riconoscere e vivere le emozioni relative al problema. Certi uomini possono concentrarsi sul lavoro: l'improduttività in un campo viene compensata dalla superproduttività in un altro. L'attività lavorativa, se portata avanti senza un eccessivo coinvolgimento, potrebbe consentire di "dimenticare" i sentimenti negativi su se stessi, ma offrendo gratificazioni parziali e limitate ad un solo aspetto dell'esistenza.
Per gli uomini il sesso può essere confuso con la riproduzione. A seguito di una diagnosi di infertilità, potrebbe verificarsi un periodo di difficoltà erettive del pene.
Questo fenomeno può manifestarsi in concomitanza con la metà del ciclo mestruale della propria compagna e per l'urgenza di avere rapporti sessuali ad ogni costo in dati giorni del mese.
La programmazione dei rapporti sessuali, così come l'urgenza, non giovano affatto al piacere legato a fare all'amore.


In risposta a questi fenomeni, senza intervento di sostegno alcuno, si ha frequentemente la rottura della coppia e ancor più un progressivo disinteresse reciproco sia sul piano affettivo che individuale.
Si auspica ormai un approccio olistico a questo tipo di problema, dove la consulenza psicologica affianca i programmi diagnostico terapeutici. La consulenza non si pone soltanto come contenimento dell’ansia e della frustrazione sviluppata ma anche come efficace mezzo di prevenzione delle sequele psicologiche e psicosessuali.


Gli obiettivi della consulenza alla coppia infertile sono principalmente tre:


1. Accurato esame della situazione psicologica e relazionale (sia di coppia che individuale).


2. Cercare di minimizzare l’impatto degli eventi medici e fisici che la coppia dovrà affrontare, attraverso l’informazione costante e il totale accoglimento dei sentimenti di tristezza, colpa etc.


3. Identificare le situazioni a rischio, selezionando per ogni singola coppia il trattamento adeguato.


Si reputano adeguati quindi svariati approcci terapeutici: terapia sessuale e di coppia; gruppi di sostegno; tecniche di rilassamento; terapie cognitive-comportamentali; etc.

Un sociologo ironicamente ha paragonato la coppia ad un ponte che, costruito per romantiche passeggiate, si pretende poi di utilizzare per far passare grossi camion da trasporto. Può sembrare banale dirlo ma all’interno di una problematica già tanto complessa come l’infertilità, è necessario mettere dei solidi puntelli (dialogo, apertura mentale, stima reciproca) a quel ponte per far si che regga.
 

                            

                                                               

 

 

 

 

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