Autore:
Dr. Monti
Massimiliano
L'infertilità
si definisce come l'incapacità di ottenere una gravidanza dopo almeno un
anno di rapporti liberi.
Le
cause che portano a questa situazione possono essere molteplici ed
interessare entrambi i partner. Il pregiudizio di una responsabilità
principalmente femminile nella patogenesi di questa condizione è oggi
definitivamente tramontato, lasciando il posto al concetto di
"infertilità di coppia" in cui piccoli o grandi problemi di
entrambi i partner si possono sommare.
Vediamo
schematicamente quali possono essere le cause di questa condizione.
Cause
maschili di infertilità: l'infertilità maschile deriva
principalmente da alterazioni più o meno gravi del liquido
seminale.
Il
liquido seminale consta di una parte cellulata (spermatozoi) e di una parte liquida;
gli spermatozoi vengono prodotti a livello testicolare mentre la parte
liquida deriva principalmente dall'attività della prostata e delle
vescicole seminali.
Il
fattore determinante ai fini della fertilità è rappresentato dalle
caratteristiche degli spermatozoi: questi ultimi devono essere in numero
adeguato (più di 20 milioni per ml) e soprattutto devono essere dotati di
corretta motilità; devono quindi avere una buona motilità rettilinea sia
rapida che lenta.
La
qualità del liquido seminale viene valutata mediante un esame chiamato
spermiogramma
che permette una prima diagnosi del problema. La mancanza totale di spermatozoi si definisce "azoospermia", la presenza di
un numero
ridotto di spermatozoi "oligospermia", la diminuzione della motilità "astenospermia",
ecc. Il medico specialista sulla base dei risultati di questo esame
valuterà la situazione indicando eventuali esami di secondo livello quali
dosaggi ormonali (se si sospetta una causa endocrina o se si vuole
valutare il danno testicolare), cariotipo (ovvero analisi genetica), Color-Doppler
a livello testicolare (se si sospetta un varicocele), ecc.
Cause
femminili di infertilità: l'infertilità femminile origina da
alterazioni anatomiche o funzionali che si verificano a livello degli
organi della riproduzione (ovaio, tube, utero).
Escluderemo
dalla trattazione le rare situazioni in cui vi è l'assenza anatomica
degli organi sopra citati.
Consideriamo
le alterazioni a livello ovarico; il primo e più comune difetto
rilevabile è la anovulazione: questa condizione indica che l'ovaio
non è in grado di garantire l'ovulazione (o almeno lo è in maniera
ridotta); l'ovulazione è la ciclica liberazione di un ovocita nella cavità peritoneale:
non avvenendo l'ovulazione l'ovocita non risulta disponibile per l'incontro con lo spermatozoo.
All'anovulazione concorrono svariati fattori dallo stress, alla
sindrome
dell'ovaio policistico.
Altre
situazioni di infertilità possono essere quelle che inducono
amenorrea
(assenza del ciclo mestruale) che possono essere le più svariate, dalla
sindrome
dell'ovaio policistico, allo
stress o a più rare situazioni quali la
menopausa
precoce, o sindromi
genetiche (ad esempio la sindrome di Turner).
Infine
i cosiddetti difetti della fase luteale, che consistono in una
inadeguata produzione ormonale dopo la fecondazione, cioè durante la
seconda fase del ciclo mestruale.
Le
alterazioni delle tube possono contribuire in maniera determinante
alla patogenesi dell'infertilità: le tube possono essere occluse, parzialmente
aperte, distorte o dislocate, con raccolte al loro
interno (sactosalpinge). La presenza di una tuba normale con
l'altra tuba non funzionante, garantisce ancora una buona fertilità. Al
contrario si avranno problemi più importanti quando entrambe le tube
risulteranno alterate. Le patologie tubariche possono avere varie cause:
le più frequenti sono infezioni (annessiti) ed
endometriosi.
Le
cause uterine di infertilità possono essere malformazioni
dell'organo, voluminosi setti o
fibromi
all'interno della
cavità, stenosi (chiusura) del canale cervicale (che è il canale
che unisce la vagina alla cavità uterina),
infezioni del canale
cervicale, cattiva qualità del muco del canale cervicale.
Le
indagini diagnostiche da mettere in atto per la donna sono esami
generali del sangue (per escludere patologie di interesse internistico),
dosaggi ormonali, isterosalpingografia (per valutare lo
stato e la pervietà delle tube),
tamponi vaginali (per escludere
cause infettive); altri esami che possono entrare in gioco nel chiarire la
diagnosi sono l'isteroscopia
e la
laparoscopia.
Terapie
La
terapia dell'infertilità dipende strettamente dalle cause.
Si
passa da trattamenti medici quali l'induzione farmacologica dell'ovulazione (con
compresse o con punture) seguita da rapporti sessuali mirati, alle inseminazioni
(induzione farmacologica dell'ovulazione e successiva introduzione del
liquido seminale maschile -opportunamente trattato con centrifugazioni e
metodiche di laboratorio per renderlo più efficiente- nell'utero, con un sottile catetere). Molti casi
beneficiano positivamente di queste terapie raggiungendo la gravidanza.
La
terapia per l'induzione dell'ovulazione, come già in parte detto,
viene effettuata come unica terapia (seguita da rapporti mirati), come
terapia preliminare a inseminazioni o come terapia preliminare per tecniche
di procreazione assistita (FIVET, ICSI, GIFT -vedi più avanti nella
pagina-).
Può
essere effettuata con "compresse" o con
"punture".
Uno
dei farmaci più utilizzati è il cosiddetto citrato di clomifene
(compresse) che viene somministrato dal 5° giorno del ciclo mestruale per
5 giorni. La terapia va monitorata per via ecografica (per evitare
gravidanze multiple). In prossimità della ovulazione (spontanea o indotta
con una iniezione di un farmaco ad "attività LH") la coppia
deve avere rapporti a giorni alterni oppure, se l'obiettivo è una
inseminazione, recarsi dallo specialista per l'esecuzione del trattamento.
Alternativa
a questo tipo di terapia è la induzione della ovulazione con gonadotropine
(ormoni ipofisari) che possono essere "purificate" (ovvero di
origine umana) oppure "ricombinanti" (ottenute in laboratorio).
La
terapia con gonadotropine è una terapia iniettiva ed è più efficace di
quella con citrato di clomifene; per questa ragione viene utilizzata,
generalmente, nei casi di resistenza al citrato di clomifene o come
preliminare a tecniche di fecondazione assistita (FIVET, ICSI, GIFT -vedi
più avanti nella pagina-) in cui l'obiettivo è quello di ottenere una
super-ovulazione ovvero lo sviluppo di molti follicoli che porta alla
raccolta di molti ovociti.
Fecondazione
assistita
Nei
casi di infertilità di coppia più complessi, o resistenti alle terapie
di primo livello (induzione farmacologica dell'ovulazione seguita
da rapporti mirati, o inseminazioni), o con entrambe le
tube danneggiate, si passa alle cosiddette tecniche di fecondazione assistita.
Tre le tecniche più usate:
FIVET, ICSI, GIFT.
La
prima parte della terapia è comune a tutte e tre: induzione farmacologica
(gonadotropine) di una super-ovulazione seguita da un piccolo intervento (per via vaginale) detto "Pick-up ovocitario",
in cui, previa anestesia locale, con un piccolo strumento si raccolgono
gli ovociti andando a "pungere" i follicoli ovarici.
Una
volta ottenuti gli ovociti si possono applicare le tecniche suddette.
Nel
caso della FIVET, gli ovociti vengono messi in dei pozzetti (la
famosa fecondazione in "provetta") non più grandi di un
contenitore per lenti a contatto, con del liquido nutritizio e un campione
del liquido seminale del partner (precedentemente raccolto e trattato con
metodiche di laboratorio -centrifugazioni- per renderlo più efficiente).
Dopo 24 ore si verifica il numero di embrioni che si sono formati nei
pozzetti e dopo circa 48 ore gli stessi embrioni vengono trasferiti, con
una piccola cannula (procedimento indolore) nell'utero materno.
Nella
ICSI il procedimento è identico con una sola variazione: dopo la
raccolta gli ovociti non vengono messi subito nei pozzetti ma "microiniettati"
ognuno con uno spermatozoo; in altri termini con una "siringa microscopica" si inietta uno spermatozoo dentro un
ovocita. Dopo che l'ovocita è stato "microiniettato" viene messo nel pozzetto col
mezzo di coltura e poi le fasi successive sono le stesse.
E'
la tecnica più usata nei casi di infertilità maschile severa.
Nella
GIFT gli ovociti vengono raccolti mediante
laparoscopia anzichè
con l'intervento per via vaginale sopra descritto; la paziente è quindi
in anestesia generale; subito dopo la raccolta vengono caricati in un
piccolo catetere con del liquido seminale preperato come per la FIVET, ed
inseriti nella tuba, il tutto durante la stessa laparoscopia. Le fasi
successive si svolgono nella tuba, come naturalmente avviene. E' quindi
necessaria la presenza di almeno una tuba integra dove far avvenire la
fecondazione.
Le
tre tecniche sopra riportate garantiscono tassi di gravidanza variabili
tra il 15 ed il 30% a tentativo, con variazioni minime a seconda
dell'esperienza del centro per la sterilità e della tecnica utilizzata.
Sono impegnative dal punto di vista della paziente (iniezioni, dosaggi
ormonali, ecografie ripetute, un piccolo
intervento chirurgico) ed alle volte generano grande stress per la notevole
aspettativa che la coppia pone nei loro confronti.
Vanno
quindi effettuate quando strettamente necessario, presso strutture
qualificate e correttamente informati sui "pro" e sui "contro".
Non
bisogna dimenticare che 30% di successo (circa) significa che su 10 donne
che si sottopongono al trattamento solo 3 (circa) otterranno la
gravidanza.
Le
terapie farmacologiche che vengono messe in atto per indurre la
super-ovulazione sono considerate
ragionevolmente sicure: i rischi a breve termine consistono nella rara sindrome
da iperstimolazione ovarica che può rendere necessaria
l'ospedalizzazione della paziente e che può portare raramente a
conseguenze di tipo medico fra cui ascite, rischio trombotico, transitori
problemi renali e squilibri elettrolitici; i rischi a lungo termine
sono attualmente considerati di scarsa rilevanza. In particolare non
vengono segnalati rischi di tipo oncologico. Il timore della menopausa
precoce, come conseguenza delle terapie induttive, è di scarsa rilevanza
salvo nei casi di pazienti con età maggiore di 40-45 anni in cui, seppur
raramente, le terapie possono determinare un lieve anticipo della
menopausa fisiologica.
Dal
punto di vista dei rischi per il nascituro va detto che sia per la FIVET
che per la GIFT, non esistono rischi di malformazioni o di patologie
particolari (se non quelli di una comune gravidanza). Sono quindi da
questo punto di vista tecniche sicure.
Per
la ICSI invece viene segnalato un certo rischio per i figli, specialmente
se di sesso maschile, di sviluppare a loro volta un certo grado di
infertilità. Si parla, chiaramente, di rischio ipotetico e non certo. La
causa non sarebbe tanto nella tecnica in sè, quanto nel fatto che grazie
ad essa uomini gravemente infertili che mai avrebbero potuto avere figli
naturalmente, riescono ad averne. A volte in questi casi la ragione
dell'infertilità è genetica e legata al cromosoma Y e quindi il difetto
può venire trasmesso alla prole. Alcuni importanti centri per la
sterilità stanno mettendo a punto le prime indagini per valutare la
componente genetica dell'infertilità (specialmente quella molto grave)
per poter consigliare al meglio le coppie.
Parlando
di fecondazione assistita non
vanno dimenticate alcune problematiche etiche che la coppia deve
conoscere per poter effettuare una scelta libera e aderente ai propri
principi.
L'applicazione recente della
nuova legge, da molti criticata ma da molti apprezzata, ha sicuramente
ridotto in maniera drastica questo tipo di problematiche.
Non esiste più ad oggi il
problema degli embrioni congelati, di cui spesso le coppie "si
dimenticavano", nè esiste più il problema della "selezione" di embrioni in
provetta.
Nasce comunque il problema
legale di dover per forza accettare in utero qualsiasi embrione (anche se
malformato o malato) mentre esiste tuttora la possibilità di abortirlo in
seguito. Anche un obiettore di coscienza, che rifiuta l'aborto e crede nella tutela dell'embrione umano, non può non notare questa "incoerenza".
Voglio lasciare alcune
considerazioni che erano state scritte sul tema della fecondazione
assistita prima dell'introduzione della presente legge, per cercare di
spiegare le forti motivazioni che spingevano ad una revisione legislativa
in merito.
".........Per
ottenere migliori risultati vengono fecondati generalmente più ovociti
(anche 20 se ci sono); capita quindi spesso di ottenere un numero di
embrioni superiore a quelli che l'utero può accogliere con rischi
accettabili, sia per la madre che per i nascituri, in vista di una
ipotetica gravidanza (l'utero può contenere, con rischi
accettabili, 2 massimo 3 feti). Allora 2-3 embrioni vengono messi in
utero e gli altri? Gli altri vengono messi in congelatore in attesa che la
donna li riprenda anche dopo molto tempo. Ma, se la donna, che magari è
rimasta incinta, non desidera più gravidanze? O se per un problema (ad
esempio rimozione chirurgica dell'utero) non può più avere gravidanze?
Gli embrioni restano allora nel congelatore, e col tempo acquisiscono
danni che li rendono sempre meno efficienti nel caso fossero trasferiti in
utero.
Altro
problema: non tutti gli embrioni "avanzati" vengono congelati;
quelli meno forti, ma comunque ancora vivi, che non resisterebbero al
trauma del congelamento, vengono lasciati nelle provette a morire. Se
invece fossero trasferiti in utero questi embrioni avrebbero probabilità,
seppur minime, di sopravvivenza. Stessa sorte per quegli embrioni che già
in provetta mostrano gravi alterazioni genetiche che porterebbero, in caso
di gravidanza, o ad un aborto spontaneo o alla nascita di un bambino con
gravi malformazioni (servirebbe almeno, in casi del genere, un consenso
informato per avvertire le pazienti, dal momento che non tutte le donne
sono favorevoli all'aborto in caso di malformazioni).
Seconda
possibilità: la coppia decide che il centro utilizzi solo il numero di
ovociti minimo perchè non avanzino embrioni, perchè non vuole congelare
gli embrioni. In questo caso i problemi sono minori anche se non assenti;
rimane infatti il problema degli embrioni con gravi alterazioni genetiche
che vengono lasciati nelle provette a morire (sottolineo l'esigenza di un
consenso informato su questo) e la possibilità (da fugare mediante
colloquio prima della terapia con i sanitari del centro) che qualche
embrione poco vitale venga lasciato in provetta e non venga messo in
utero. E' fondamentale far capire che tutti gli embrioni vengano
trasferiti nell'utero, indipendentemente dalla loro vitalità. Non abbiamo
infatti prove certe per identificare gli embrioni che non hanno
probabilità di andare incontro a gravidanza.
Queste
problematiche, legate agli embrioni, esistono solo con le tecniche FIVET
ed ICSI in cui le prime fasi dello sviluppo embrionale avvengono in
pozzetti ("provette") e possono essere seguite da biologi e
personale specializzato.
Non
esistono invece per la GIFT in cui la fecondazione e lo sviluppo
embrionale avvengono, come naturalmente avviene, nella tuba."
Le
informazioni di tipo sanitario contenute in questa pagina non possono in
alcun modo intendersi come riferite al singolo e sostitutive dell'atto
medico; per i casi personali si invita sempre a consultare il proprio
Curante. I contenuti di questa pagina hanno un valore puramente indicativo;
il lettore deve quindi consultare altre fonti di informazione; nei dati
inoltre sono sempre possibili errori e/o omissioni. L'autore non è responsabile degli
effetti derivanti dall'uso di queste informazioni.